Cari lettori sammarinesi, era il 16 febbraio del 2016 quando scrissi: “Ma chi oggi, anziché invocare una giustizia seria, giusta, serena, rispettosa del diritto e della dignità dei presunti innocenti, lancia “monetine” contro il Craxi sammarinese di turno, sappia che -come l’esperienza italiana insegna- potrebbe spianare la strada a chi intravede, nella situazione attuale, una sorta di “Repubblica di Weimer” biancazzurra da sfruttare per conquistare, almeno per un “ventennio”, il potere pressochè assoluto nella più antica Repubblica del Mondo…” (http://giornalesm.com/san-marino-sfogo-di-giustizialista-pentito-nella-weimar-sammarinese-post-titanopoli-di-enrico-lazzari/).
Oggi, dopo lo sconvolgente dibattito consigliare, anziché invocare una giustizia “seria, giusta, serena, rispettosa del diritto e della dignità di presunti innocenti”, lanciate “monetine contro il Craxi sammarinese di turno”. Un Craxi che non veste, ora, i panni di un Gabriele Gatti, di un Fiorenzo Stolfi, di un Claudio Podeschi ma quelli di una “combriccola” che ci appare essere quella dei loro “aguzzini”. Per usare un termine riecheggiato in Consiglio Grande e Generale dal microfono alimentato dal Ministro Ciavatta, dai cosiddetti “Buriani Boys”…
Razionalità, cari sammarinesi. Razionalità e diffidenza perchè non tutto quel che si egge o ascolta è realtà. Me ne sono reso conto benissimo seguendo il Processo Mazzini, assistendo ad una udienza senza poi riconoscerla nelle cronache dei media…
Le emozioni, troppo spesso, nella comunità hanno il sopravvento.
Non è facile per me, oggi, non cavalcare l’onda e godermi la meritata vendetta… Del resto, il quotidiano “L’informazione” di Carlo Filippini e di Antonio Fabbri mi sputtanò senza fondamento nei giorni in cui, sul quotidiano La Voce, ero l’unica -o una delle quantomai poche- penna “scomoda”, critica e -mi si permetta- intellettualmente onesta nel raccontare ai sammarinesi le udienze e i retroscena del Processo Mazzini.
Mi guadagnai, sempre secondo quanto lessi su quel quotidiano, addirittura una citazione nelle motivazioni della sentenza di primo grado del processo Mazzini, per essermi mosso al limite della deontologia professionale nei miei pezzi, creando turbamento al sereno svolgere dei lavori processuali. Oggi, tutti, potrete almeno dubitare che se io mi mossi entro i limiti (quella frase in concreto significa ciò, anche se fu messa in modo da mettere in dubbio la legittimità del mio lavoro) altri, forse, si mossero ben oltre la deontologia professionale. Ma non sta a me dirlo o verificarlo… Non mi interessa, credetemi.
Chi, un tempo, manifestava sotto al carcere dei Cappuccini brandendo vergognosamente arance o, più codardamente, attendeva impaziente lo scattare delle manette apposte all’ex-potente di turno dal Commissario della Legge Alberto Buriani, oggi non esita a crocefiggere in Aula lo stesso Commissario Buriani e quelle che vengono indicate come le sue “fanfare”, fra cui, appunto, Antonio Fabbri de L’Informazione, indicato come uno dei più “diligenti” fra i tanti “Buriani-Boys”. Ma non vi vergognate per niente, oggi?
Quali prove può addurre il Segretario di Stato Ciavatta a supporto delle sue parole? Quali prove concrete ha portato? Che mi risulti nessuna. Quelle lanciate in Aula dallo stesso, quindi, sono semplici “chiacchiere”, prive di ogni valenza giuridica. Almeno per ora… Tanto che non è stato difficile per L’Informazione ricondurle a tali smentendole con, peraltro, efficacia.
Non è facile per me spezzare una lancia a favore di chi mi inserì, completamente a sproposito, nell’elenco di coloro che avrebbero contribuito a gettare il sistema bancario sammarinese nella profonda crisi. Non è facile, dopo essere stato inserito nell’elenco dei debitori insolventi con le banche sammarinesi senza avere alcun debito con le stesse, spendere parole che vadano a “vantaggio” di Filippini e Fabbri, i quali non so neppure -sì, non verificai vista l’assurdità in chiunque mi conoscesse bene di quanto scrissero- se diedero il giusto risalto alla mia richiesta di smentita che il giorno dopo gli inviai.
Ma, mai come oggi, mai come nel momento più delicato della storia moderna sammarinese serve razionalità. Razionalità nell’informazione, razionalità nella politica… E razionalità nell’opinione pubblica, nella gente comune. Ne va del futuro del Titano.
A parlare devono esser i fatti, comprovati oltre ragionevole dubbio.
Le conclusioni della Commissione di Inchiesta sul Cis e sul sistema finanziario sono chiare. E sono rese autorevoli dalla sottoscrizione delle stesse all’unanimità fra maggioranza e opposizione. Ma, ricordate, queste conclusioni non sono una sentenza giudiziaria. Non sono sufficienti ad “ingabbiare” -come in tanti già vorrebbero- né Buriani né Grandoni, né Fabbri né Filippini…
Del resto, non vi sentite un po’ stupidi, dopo aver osannato il Commissario Buriani e richiesto la “crocifissione” sul Pianello di coloro che, sembrerebbe evidente oggi, Buriani in complicità con i “Buriani-Boys” avrebbe pretestuosamente e strumentalmente perseguito per fini diversi dal fare giustizia, oggi chiedere la “crocifissione” dello stesso Buriani, dei suoi “complici” e dei suoi “mandanti”?
La giustizia sommaria non ha mai portato nulla di buono. Neanche se perpetrata -per citare esempi recenti- contro aguzzini del calibro di Saddam Hussein o Mu’Ammar Gheddafi. San Marino, la più antica terra, anzi Terra, della libertà, non può permettersi specie oggi di non fare chiarezza accontentandosi dell’“impiccagione” di “capri espiatori” o di “utili idioti”. Le analogie del -come definito dalla Commissione- “Gruppo Grandoni” con la P2 italiana del “Venerabile Maestro” Licio Gelli sono diverse e inquietanti. E -anche alla luce degli atti del Processo Mazzini (che si ricordi ho seguito dalla prima all’ultima udienza, approfondendo anche atti incredibilmente non ammessi nel dibattimento), “arma” con cui è stata spazzata via una intera classe dirigente- meritano un approfondimento, una analisi approfondita, imparziale e attenta anche sul fronte giudiziario. Del resto, San Marino, per quanto si evince, potrebbe essere stato il teatro di un vero e proprio golpe economico-giudiziario.
I sammarinesi hanno il diritto di sapere, con certezza e al di là da ogni ragionevole dubbio, perchè un ex ministro, Claudio Podeschi, è stato tenuto in carcere per quasi un anno, unitamente alla sua compagna Biljana Baruca, madre vedova di un 14enne, in forza di un impianto accusatorio confezionato dal Commissario Buriani, i cui atti venivano “notificati” prima ai media che ai diretti interessati, che, fin da subito -al di là di quanto raccontavano i media sammarinesi, con particolare passione L’Informazione- faceva acqua da tutte le parti. Perchè due banche sono state chiuse -con notevole costo per la collettività- quando i soci erano pronti a ricapitalizzare per superare il momento di crisi finanziaria e di liquidità; perchè una intera classe politica è stata annientata a suon di indagini o sentenze su reati non dimostrati e non dimostrabili e controverse sentenze di condanna; perchè, sembra dalle conclusioni della Commissione, una classe dirigente avrebbe operato negli interessi di un gruppo privato anziché negli interessi della collettività…
Ma fino ad allora, pur approfondendo doverosamente ogni ombra emersa, non c’è nessun colpevole… Neppure, oggi è chiaro, fra gli imputati del Processo Mazzini, istruito da un “Pm” la cui correttezza operativa è messa ormai a durissima prova.
Quindi, si ritrovi la serenità. Si prenda consapevolezza che non c’è ancora nessun colpevole da “impiccare” sul Pianello. Ma si richieda con forza che l’organismo competente, il Tribunale -in componenti magari nominati ad hoc- faccia chiarezza e individui eventuali reati e responsabilità in una vicenda che, pur restando estremamente garantisti, evidenzia una miriade di possibili reati penali e condanne secolari…
Enrico Lazzari