Ieri, dopo tanto tempo, sono tornato a saggiare la mia vecchia professione di cronista, di giornalista… Sul Titano, dove ho lavorato in diverse redazioni per molti anni, doveva entrare nel vivo il primo maxi-processo sammarinese, come l’italiana “Tangentopoli”, incentrato su una lunga serie di episodi controversi, identificati dalla magistratura inquirente come atti di concussione e corruzione risalenti, per, agli anni in cui non esisteva, in Repubblica, alcuna legge regolante il finanziamento delle forze politiche.
Infatti, nel pomeriggio, ho varcato la porta dell’Aula di Giustizia ritrovando, con piacere, anche tanti vecchi colleghi di un tempo… Ma torniamo al merito della giornata sammarinese.
A processo è una intera stagione politica. Sul Titano, seppure le sentenze non siano ancora state scritte -anzi il dibattimento vero e proprio non è ancora iniziato- si respire una inquietante aria di giustizialismo, che mi ha indotto ha scrivere un commento, una sorta di editoriale-appello pubblicato su Giornale.sm, il più letto quotidiano elettronico della Repubblica di San Marino diretto dall’amico Marco Severini.
Per leggerlo clicca qui: San Marino. “Sfogo di un giustizialista pentito”. Nella “Weimar” sammarinese post-“Titanopoli”?